In questa rubrica “Messaggi nascosti” è doverosa una premessa.
Siamo umani e nessuno è perfetto. Abbiamo la possibilità di sbagliare proprio per imparare. Tutti commettiamo errori, tutti diciamo o facciamo qualcosa che poi ci rendiamo conto essere stata una sciocchezza. L’intento di questo articolo non è mettere nessuno alla gogna (lungi da me), ma fermarci a ragionare su quanto potere abbiano le parole e che, a volte, è bene contare fino a 10 prima di parlare, come mi insegnava mia nonna.
Partiamo!
“Oggi non hai pianto all’asilo? Sei stata/o bravissima/o”.
Apparentemente può sembrare una gratificazione per i bambini, un modo per confermare che siamo fieri di loro. Ma dietro a queste parole passa sottile, e forse per noi celato, un altro messaggio. Vediamolo insieme.
Ciao sono Emma, ho 4 anni e tutti i giorni la mamma mi dice che sono stata bravissima, perchè all’asilo non ho pianto. Sapete i primi mesi di scuola sono stati un po’ faticosi: a me piace giocare con i compagni e ascoltare le storie della maestra, ma a volte dentro di me succede qualcosa di strano. Sento un vuoto nella pancia, penso alla mia mamma e mi manca tanto. Poi sento gli occhi riempirsi di lacrime e mi viene da piangere. La mamma, però, mi ha detto che sono brava se non piango, quindi forse piangere non va bene, forse è sbagliato. E se piango sono sbagliata anche io. Poi forse la mamma non mi vorrà più bene. Allora ho trovato una soluzione: ogni volta che mi viene da piangere mi trattengo, butto indietro le lacrime che non mi fanno essere brava, così quando la mamma torna a prendermi io le dirò con un bel sorriso “Oggi sono stata bravissima: non ho pianto!”
L’idea che piangere non vada bene ce la portiamo appresso da tanto, forse troppo tempo. E i bambini assorbono da noi questa convinzione ormai radicata. In quale libro sta scritto che se provo un disagio, un bisogno, un’emozione forte, o se ho un momento difficile non posso piangere? Associare il “Non piangere” all’essere “Stato/a bravo/a” provoca un cortocircuito nel cervello dei bambini: se piango non sono bravo/a. Piangere è sbagliato. In questo modo impareranno a reprimere e scappare dalle emozioni, per attendere alle aspettative degli adulti.
A volte utilizziamo questo tipo di frasi semplicistiche e veloci per rimediare, in realtà, a un nostro disagio: in questo caso, porto il/la bambino/a all’asilo e, vedendolo/a piangere, io genitore sto male, non voglio che sia triste. Se non piange IO mi sento più tranquillo, perciò gli/le dico che se non piange è bravissimo/a, in modo che si senta gratificato/a. Il messaggio che però arriva è lontano dal nostro intento.
Cosa si potrebbe dire, piuttosto, come alternativa? Mettetevi alla prova e scrivetelo nei commenti.